Siria: l’Europa già se la spartisce. Contro Mosca
16 Giugno 2013
Secondo il New York Times, solo «pesanti pressioni hanno indotto Obama» ad armare i ribelli in Siria. Non voleva proprio, e l’ha fatto di malavoglia». «La sua ambivalenza – scrive il giornale – è evidente anche dal modo in cui l’ha annunciato. Ha affidato a un vice-consigliere di sicurezza nazionale, Benjamin J. Rhodes la dichiarazione che era stata superata [dal regime di Assad] la “linea rossa” sull’uso di armi chimiche e che quindi il sostegno all’opposizione sarebbe stato aumentato. In quel momento, Obama parlava ad un evento “gay pride” nella East Room...». Se si avesse voglia di ridere, si potrebbe obiettare che Obama stava combattendo l’altra grande battaglia della Civiltà Occidentale, la promozione di Sodoma, a cui pare nessun politico occidentale possa sottrarsi. Ma naturalmente deve occuparsi con urgenza dell’altro altissimo compito della sullodata Civiltà, diffondere la democrazia: manderà armi e munizioni – ma leggere, e non le artiglierie e i razzi anti-tanks che il «generale» dei cosiddetti ribelli, Salim Idris, chiede con insistenza. Né ha concesso la tanto desiderata «no fly zone»: sarebbe «più complessa di quella libica, e un costo grosso e senza fondo per gli Stati Uniti». Il fatto è che i ribelli (cosiddetti) stanno perdendo, e tutti hanno fretta. Chi ha fatto le pressioni? Viene nominata Hillary Clinton, per gli Usa, e il solito McCain, ossia l’apparato repubblicano-israeliano (1). Ma in Francia, la gallina che canta ha fatto l’uovo: «Gli americani avrebbero voluto tenersi da parte, ma il conflitto siriano non è più locale, è regionale e persino internazionale», ha detto il ministro askenazita e miliardario di Francois Hollande, Laurent Fabius (2). Era contento, Fabius: si vede che coloro che «fanno forti pressioni» contano di trascinare gli Usa in una ben concepita escalation e provocazione, a tirar fuori le armi pesanti e gli aerei. Del resto, squadriglie di F-16 americane sono state già spostate in Giordania, ufficialmente per esercitazioni congiunte.
Laurent Fabius
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Fabius e coloro che «fanno pressione» in Europa sono così sicuri del fatto loro, che hanno già preso accordi per spartirsi il grosso affare siriano, una volta cacciato Assad. Nella prima settimana di giugno, hanno tenuto a Beirut un seminario intitolato Prospects and Opportunities for Pozstwar Growth in Lebanon and Syria, ossia «Prospettive ed opportunità di crescita post-bellica in Libano e Siria». Formalmente indetto dal Basil Fuleihan Institute of finances (IoF), un think-tank collegato al governo libanese, vi hanno partecipato gli ambasciatori in Libano di Francia, Spagna e Italia, cioè i tre paesi UE più grossi affacciati sul Mediterraneo. L’ambasciatore francese Patrice Paoli ha dato le carte per il grande e ghiotto business della ricostruzione siriana. Ha assicurato il governo libanese, che oggi «soffre per la crisi in Siria», che avrà un ruolo nella sua ricostruzione; ed ha invitato gli investitori a «tenersi pronti per questa». Paoli ha aggiunto che le imprese francesi «continueranno ad assicurare una forte presenza in Libano, preparandosi alla prossima fase per approfittare delle future opportunità», a condizione che la «stabilità del Libano sia preservata»: insomma no dividetevi proprio adesso che c’è da guadagnare, affaristi libanesi delle varie componenti.
Abdullah Dardari
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Salma Sabra, un alto dirigente della Banque Libano-Française, ha dato le cifre: posto che la guerra cessi entro il 2015, e date le enormi (e benvenute) distruzioni in atto, i costi della ricostruzione si valutano tra i 65 e i 100 miliardi di dollari Usa. Abdullah Dardari, un traditore di lusso (era vice primo ministro agli affari economici col regime siriano) ha valutato le perdite per l’economia siriana, nei soli ultimi due anni, sui 60 miliardi di dollari. Chi pagherà? La Siria stessa, con i proventi del petrolio e delle royalties che il nuovo regime assistito dall’Occidente incamererà, e che l’Occidente sarà lesto a sottrargli come spese di ricostruzione; come in Iraq, dopotutto. Secondo fonti giordane, la Banca Mondiale ha contattato Bashar Assad con una «offerta generosa»: un prestito di 21 miliardi di dollari per la ricostruzione. L’attivo da dare in garanzia doveva essere il petrolio al largo delle coste siriane, perché Assad ha rifiutato la generosa offerta, dichiarando che «lo sfruttamento marino del greggio si farà in partenariato con imprese russe». L’offerta della Banca Mondiale però sembra mostrare che, nelle centrali che contano, la vittoria finale dei mercenari (ribelli) salafiti non deve parere tanto sicura; ci si tiene la porta aperta anche per trattare con il mostro. Un banchiere che ha partecipato al seminario di Beirut dedicato alla vendita delle pelliccia dell’orso siriano, sotto condizione di non essere nominato, ha detto: «Tenuto conto della grave recessione in Europa, i Paesi europei sono molto disposti a cercare dei mercati per le loro imprese di costruzione». Anche se poi ha aggiunto di «non credere al ristabilirsi di una vera stabilità in Siria»: l’esempio libico è lì a mostrare che la «ricostruzione» e la «democrazia» sono lungi dall’essere all’ordine del giorno (3). E tuttavia, con gli indicatori europei tutti in rosso, e i 17 Paesi che condividono l’euro con una crescita complessiva allo 0,3%, viene il sospetto che i politici europei cerchino uno «stimolo» nella Siria, e di farselo pagare dai siriani. Una bella guerra coloniale, e poi ricostruzione, come stimolo alla crescita. Specie Parigi ne ha bisogno, per non scivolare nell’inferno dei Paesi periferici che non hanno diritto di essere ascoltati da Berlino. È stata Parigi, affiancata da Londra (4), a imporre al resto d’Europa l’abbandono dell’embargo delle armi ai «ribelli». Gli ultimi successi dell’esercito regolare siriano, con la prospettiva di prossima riconquista di Aleppo che sarebbe la fine per i salafiti, hanno fatto precipitare Fabius in un isterico propagandista della guerra su tutti i media. «Bisogna riequilibrare (i rapporti di forza nel conflitto) perché l truppe di Assad e soprattutto di Hezbollah ed iraniani, con le armi russe, hanno ripreso terreno», ha strillato su France. E l’ebreo in lui ha aggiunto: «Dietro la questione siriana, c’è la questione iraniana». L’incubo, l’ossessione israeliana. Il che fa temere un possibile aiutino di Tsahal, qualche provocazione per costringere la stanca superpotenza americana a entrare nella vera guerra, con tutto il suo armamento, per salvare «il suo solo alleato in Medio Oriente», e proseguire fino alla «democrazia in Iran». Dietro questo progetto c’è il rischio di un conflitto con la Russia. Ma probabilmente si valuta che la Russia, l’alleata di Assad, è un cane che abbaia ma non morderà. Come ha confermato il ministro Lavrov alla nostra Emma Bonino, Mosca non ha ancora spedito i missili S-300 a Damasco. Anche se Vladimir Putin, ha avvertito gli europei che eventuali bombardamenti occidentali sulla Siria, o la creazione della no-fly zone, avrebbero come effetto il dispiegamento dei temuti missili. Ciò è avvenuto, nell’indifferenza generale e d insaputa dell’opinione pubblica europea, in un incontro UE-Russia che si è svolto a Ekaterinburg l’11 giugno scorso. Qui, ha scritto il corrispondente francese in Russia Alexandre Latsa, l’Europa (o chi per lei presente) ha praticamente consumato la rottura con Mosca; una rottura flaccida, per assenza d’Europa. Assenza morale, come ha sottolineato Latsa: «Sul piano politico come morale e sociale, la relazione Russia-UE si sgretola. (...) La divergenza sui progetti di società resta grande, con la UE che vuole apertamente imporre alla Russia una concezione di società che questa rifiuta, facendo valere la sua sovranità e differenza. Questa rottura morale fra una Russia che conosce un ritorno al religioso, e un’Europa al contrario molto liberal-libertaria, ha portato a un malinteso crescente tra la Russia e i Paesi europei. Il tema dei diritti delle minoranze sessuali non ha contribuito a riscaldare i rapporti. Il presidente russo ha detto fino a che punto si è stancato di rispondere a domande sui diritti degli omosessuali, e ripetuto a martello che “le tradizioni culturali, morali ed etniche della Russia devono essere rispettati”, e che “se la Duma vara una legge che vieta l’adozione di bambini russi da parte di coppie di stranieri omosessuali, lui la promulgherà”». Dunque è questo che sono andati a dire «gli europei» (o chi per loro) ad Ekaterinburg. È da questo che fanno dipendere le buone relazioni con l’enorme nazione, da cui in gran parte dipendono per le forniture energetiche e che dà tante prospettive come mercato. No, i diritti degli invertiti vengono prima di tutto, e qualunque interesse legittimo va sacrificato a questa. Per la Russia, questo significa la fine di «un destino continentale comune». Dmitri Kisseliev, presentatore televisivo di uno del talk show politici più seguiti in Russia, ha commentato così il flaccido incontro: «Il vecchio mondo sembra aver fatto la sua scelta. Avere il culto dell’omosessualità, rinunciare alla nozione di peccato, tradire il cristianesimo e la famiglia tradizionale, depravare i bambini nelle famiglie omosessuali: tutto questo è la distruzione della propria identità, la strada all’auto-distruzione». Non si può essere più chiari di così, conclude Latsa. (Russie-UE: vers la fin du «destin continental commun»?) È la diagnosi di suicidio d’Europa, quella che viene da Mosca. Suicidio flaccido, com’è flaccido il totalitarismo sodomitico di società in via d’estinzione demografica, che stanno armando i loro stessi assassini, i salafiti sterminatori e cannibali che vogliono far vincere in Siria.
1) Sia detto a suo onore, Zbigniew Brzezinski, CFR e consigliere di sicurezza nazionale di Jimmy Carter, s’è dichiarato contro un maggiore coinvolgimento in Siria: «!Quale è il nostro obiettivo, esattamente? Non mi è chiaro se ogni governo non democratico del mondo debba essere rimosso con la forza». 2) Laurent Fabius ha un passato losco e discutibile. Primo ministro socialista negli anni ’90, fu al centro di un orribile scandalo, detto «del sangue contaminato»: per suo ordine il servizio sanitario nazionale continuò a fornire a pazienti emofilici sacche di sangue, che si sapeva contaminato dal virus HIV: 92 i morti. Fabius fu accusato di omicidio involontario presso la Cour de Jistice de la République, il trbunale speciale che giudica i governanti, e (naturalmente) assolto. Le fortune di certi personaggi non tramontano mai. Hollande l’ha ripescato come ministro degli esteri. 3) In Libia continuano scontri inestricabili fra milizie opposte. Pochi giorni fa, in Cirenaica, manifestanti disarmati, scesi in piazza per chiedere pace e stabilità, sono stati trattati a raffiche di mitragliatrice e bombe a mano da una milizia armata: 30-50 morti, la cifra esatta è ignota. Il 15 giugno, dicono le agenzie, a Bengasi «almeno sei soldati sono stati uccisi negli scontri avvenuti questa notte fra forze speciali e manifestanti. Un gruppo di manifestanti avrebbe attaccato una caserma a colpi di arma di fuoco e di razzi. È soltanto uno dei tanti episodi di sangue che si registrano negli ultimi giorni. (...)i n diversi punti della città di Bengasi ci sono dei cecchini che colpiscono i soldati delle truppe speciali». «Venerdì c'è stato anche un attentato contro un'emittente tv indipendente, sempre a Bengasi, nel quale è rimasto ferito un giornalista. Pochi giorni fa, sotto un'auto in servizio presso l'ambasciata italiana, è stata trovata una bomba, disinnescata senza conseguenze». L’aeroporto di Bengasi è stato chiuso al traffico a causa della violenza degli scontri che vi hanno luogo da giorni. E’ la democrazia esportata da Hollande e Cameron. 4) In realtà, dietro le quinte, Londra sembra essere l’istigatrice della stessa Francia. L’ex ministro degli esteri Roland Dumas ha appena rivelato, in un talk show televisivo, che già due anni fa gli inglesi stavano addestrando miliziani per invadere la Siria, ossia prima che la crisi e le «richieste di democrazia» si manifestassero nel paese; si trattav, secondo i britnnici, di eliminare un regime ostile ad Israele (e probabilmente anche ai diritti gay). Ecco le parole di Dumas: «J’ai été il y a deux avant, à peu près, avant que les hostilités commencent en Syrie, je me trouvais en Angleterre (…) J’ai rencontré des responsables anglais et quelques -uns qui sont mes amis m’ont avoué, en me sollicitant, qu’il se préparait quelque chose en Syrie. L’Angleterre préparait l’invasion des rebelles en Syrie. Et on m’a même demandé à moi, sous prétexte que j’étais ancien ministre des affaires étrangères, si je participerais comme ça à cette…j’ai évidemment dit le contraire, je suis Français, ça ne m’intéresse pas. C’est pour dire que cette opération vient de très loin, elle a été préparée, conçue, organisée (…) dans le but très simple de destituer le gouvernement syrien, car dans la région il est important de savoir que ce régime syrien a des propos anti-israélien et que par conséquent tout ce qui bouge dans la région autour…Moi j’ai la confidence du premier ministre israélien (…) qui m’avait dit : on essaiera de s’entendre avec le premier ministre et avec les Etats autour et ceux qui ne s’entendront pas on les abattra. C’est une politique. C’est une conception de l’histoire, pourquoi pas après tout, mais il faut le savoir».
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Commenti
salve
lungi da me sostituirmi al Papa ma, una bella guerra ai sodomiti/eutanasici/abortisti/divorzisti/democratici sarebbe un bell'atto di Fede a Cristo e quindi alla normalità.
saluti
Piero e famiglia
Fossi al loro posto non avrei la pazienza di ascoltare quelle fesserie ripetute ad libitum nei media occidentali, faticherei a non cedere all'istinto di spaccargli la sedia in testa.
Sacrosanta affermazione!
Il vero business non è nella ricostruzione, ma nella guerra.
"Finché c'è guerra c'è speranza" titolava un famoso film con Alberto Sordi e finché c'è guerra si deve e si può continuare a produrre e consumare armi sempre più sofisticate, micidiali e costose come gli F35.
E' il "warfare" che prevale sul "welfare" per il buon andamento dell'economia (capitalistica) .
Per l'establishment imperiale dell'occidente si tratta di restituire al capitalismo internazionale l'ultima chiave per poter uscire da un ciclo recessivo che si annuncia lungo.
Questa chiave si chiama "Warfare". Il Warfare non è solo guerra, anche se questa è necessaria per smaltire le scorte d'armi e giustificare i nuovi investimenti. Il Warfare è un complesso militare industriale e di intelligence ed insieme una politica economica.
La possibilità di iniettare liquidità nel sistema mirata direttamente ad investimenti in tecnologia che possono perpetuare la supremazia imperiale.
Il warfare va continuamente alimentato da visioni geopolitiche e da guerre e quale causa più nobile c'è di una guerra infinita per la difesa e la sopravvivenza di Israele eternamente minacciata dai suoi nemici?
In compenso, i voli degli inutili F16 e compagnia, sono drasticamente dimuniti.
Attualmente gli scandali che scuotono la sua amministrazione , come l'IRS, Benghazi, NSA e altri, godono di una copertura mediatica incessante voluta dai proprietari sionisti delle testate più importanti, che servono a spingere una riluttante Amministrazione totalmente corrotta e Obama verso una guerra
in Siria, cioè la Terza Guerra Mondiale.
Cosi' gli americani pensano ad altro. L'Amministrazione è sì corrotta ma non pazza.
Tuttavia il Cartello Bancario Globale e Bibi666Netanyah u sono agenti dell'Anticristo, e come tali non si comportano umanamente, ma satanicamente.
Uno deve osservare la battaglia spirituale in corso per comprendere gli eventi, altrimenti tutto questo non ha senso.
Così Lord Stirling sul suo blog Europe.
Assad non ha nessuna intenzione di cedere e neppure coloro che lo sostengono ma è pur vero che al momento attuale sono stazionati 4.500 soldati americani sulla frontiera tra Giordania e Siria, compresi i missili Patriot e gli F-16 apparentemente per una esercitazione chiamata'Eager Lion' che dovrebbe durare 12 giorni, e include altre
8000 persone provenienti da 19 Paesi in maggioranza arabi, ma anche europei, ai quali si aggiungono 3000 giordani e 500 inglesi.
Si teme che la guerra civile in Siria potrebbe estendersi anche ai Paesi limitrofi.
Da qualunque parte si giri è una gran brutta situazione.
Giuliano
il mio amatissimo figlio Giuliano è caduto da eroe, tentando di salvare un suo compagno d'armi, all'alba del 12 giugno, alle porte di Aleppo, colpito a morte dagli uomini del regime siriano. Mio figlio Giuliano, che io avevo voluto battezzato nella fede di Cristo e nella chiesa cattolica, qualche anno fa, con mio dispiacere, si convertì all'Islam sunnita, e iniziò un percorso che l'ha portato ad abbracciarne la versione più radicale, quella appunto salafita. Non ho mai condiviso la scelta di Giuliano, e da padre, con dolcezza, ho sempre cercato di dissuaderlo e di farlo tornare sui suoi passi. Purtroppo non ci sono riuscito. Poi, qualche mese fa, il mio ragazzo è partito per la Siria, e da lì non ha più fatto ritorno. Caro Blondet, io sono un affezionato suo lettore da anni; la mia stima per lei è davvero grande; forse è per questo che dopo aver letto il suo articolo, mi sono sentito un po' ferito. Giuliano non era un cannibale, glielo assicuro; era una persona rara, aveva il coraggio di un leone, il cuore di un fanciullo e l'anima pura come la neve. Sono profondamente grato a Dio per avermelo dato e sono infinitamente orgoglioso di lui. Da padre avrei voluto che avesse fatto più o meno come fanno tutti i ragazzi della sua età; aveva solo ventiquattro anni. Avrei voluto che si fosse laureato, che avesse trovato una bella moglie, un buon lavoro, insomma, cose così. Invece Giuliano è morto da eroe alla porte d'Aleppo, combattendo contro Assad, che a lei pare sia piuttosto simpatico. Ma non gliene voglio per questo, anzi. Anche se in questa vita non potrò più accarezzare la sua bella barba e vedere il suo volto dolcissimo, sento forte la sua presenza spirituale al mio fianco. Il mio dolore è ancora molto fresco, si addolcirà con gli anni, ma mio figlio sarà sempre con me e ho la speranza che quando anch’io avrò terminato il mio percorso su questa terra, lui venga a prendermi. Qualcuno mi ha suggerito di far celebrare qualche messa per lui. Io non sento questo bisogno, forse sbaglio. Penso che Giuliano sia già fra le braccia di Dio e che nel suo paradiso si sia accomodato nel posto più bello, dove vanno quelli che hanno dato la vita per i propri amici.
Con molta stima,
Carlo
E non ho mai dato del cannibale a suo figlio Giuliano. Ma forse nel suo dolore, le è sfuggito che un capo miliziano, qualche giorno fa, s'è fatto riprendere nell'atto di strappare il cuore ad un soldato siriano ucciso, e ne ha mangiato un pezzo. Il video circola sul web e può trovarlo qui:
www.policymic.com/articles/41713/youtube-syria-heart-eating-video-brutal-video-of-syrian-rebel-eating-enemy-s-heart
Esistono prove che i ribelli delle ali più radicali, alle quali ha aderito il suo povero figlio, compiono uccisioni di intere famiglie alawite, compresi ragazzini 14 enni: ed anche di questi fatti c'è ampia documentazione video.
www.nydailynews.com/news/world/syrian-boy-describes-watching-militiamen-slaughter-family-houla-massacre-report-article-1.1086072
Mi lasci dire che proprio questo tipo di azioni orrende, che vengono "dal profondo" di questa gente (ah, se li conosco!) aliena alquanto le mie simpatie per le motivazioni della guerriglia anti-Assad; e rallentano le decisioni occidentali di dare una mano a simili "leoni"; anzi il massacro religioso ha rinsaldato un esercito che si stava già sfaldando, indurendone la determinazione: si tratta di salvare le proprie famiglie.
Nel complesso, giudico - senza essere un originale - che i salafiti, spesso stranieri e qualche volta pagati da fuori, abbiano sequestrato le giuste motivazioni iniziali dell'opposizione alla famiglia Assad, con ottusa ferocia vanificando una seria spinta al pluralismo civile e politico.
Lei ha tutto il diritto, e forse il dovere, di pensare che suo figlio stava dalla parte degli eroi. Io temo che di eroi non ce ne siano, come mai ce ne sono in queste guerre interne.
Immagino però che lei non sia andato in un paese straniero, di cui sapeva nulla, per prendere parte ad una guerra civile altrui. Anzi, una guerra di religione. La sua azione appare, sul piano spirituale, più come una legittima difesa. Moralmente legittima in quegli anni di piombo.
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C'era Gladio Stay Behind, gli utili idioti e le BR infiltrate dagli USA e da Israele.
Quando Maroni (miserevole servo) divenne ministro degli Interni rispose a precise domande che i cassetti erano stati svuotati e la verità sulla strategia della tensione sarebbe stata impossibile da ricostruire.
Solo la trama circa la strage di Peteano fu svelata grazie ai giudici Mastelloni e Casson. Sembrava opera di comunisti che tesero una trappola ai carabinieri ed invece furono fascisti di Ordine Nuovo servi dell'occupante yankee (Vinciguerra etc.)
So che occorre rispettare uno dei dolori più grandi e sacri che vi siano sulla terra, perché lei ha perduto suo figlio.
Ma non posso esimermi dal ricordarle che i figli non sono "nostri" ma del Signore. E che il primo desiderio di un padre cristiano deve essere quello che i figli stiano vicini a Dio (conoscerLo amarLo servirLo, dice il catechismo). Forse che il ragazzo ha scelto l'islam, perché gli orizzonti che lei auspicava erano troppo ristretti e terreni?
La sedia è troppo poco, il tempo della fionda è passato, quindi ci vuole ben altro.
Avrebbe sentito una soddisfazione immensa
a sentire oggi Putin che, sulla questione siriana è andato giù piatto con Cameron, il quale, se non fosse per la sua flaccida faccia non si può definire di bronzo, ha risposto con un argomentazione da copione
di una pochezza tragicomica.
Gentile signor CarloD, comprendo il suo dolore per la perdita di suo figlio, ma perché chiama spregiativament e "uomini del regime siriano" i giovani di leva che combattono e muoiono in difesa della propria patria invasa da truppe mercenarie al soldo di interessi stranieri? Che si tratti di un'invasione straniera lo conferma, purtroppo, lei stesso con il racconto della morte di suo figlio, che immagino sia italiano e non siriano.
Lei dice che "Giuliano è morto da eroe alla porte d'Aleppo, combattendo contro Assad", ma dal mio punto di vista non c'è eroismo in una guerra di aggressione. Eroi sono solo coloro che muoiono combattendo in difesa della propria famiglia e della propria patria, contro aggressori esterni ed è questo, a mio avviso, il senso vero del dare la vita per i propri amici; “dulce decus est pro patria mori”, il resto è inganno.
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Ripeto: capisco il suo dolore, immenso e immedicabile. Ma non si può dimenticare che il conflitto in Siria ha già ucciso 93 mila esseri umani, da entrambe le parti – e ciò relativizza alquanto un dolore privato di un genitore, per chi non è coinvolto personalmente. La mia umanità farà difetto, come giornalista ne ho viste troppe, di guerre e di cadaveri. Comunque, approvo che lei chiuda i rapporti con me e con noi., e si chiuda nel suo dolore. Ma se devo dirla tutta, prima di chiudersi nel silenzio, mi piacerebbe che lei dicesse – magari alla polizia – quale ambiente islamico in Italia, quale imam, quale moschea ha convertito suo figlio alla più radicale ala del terrorismo anti-sciita; quale predicatore ha convinto un giovane italiano come suo figlio ad arruolarsi per andare a fare il jihad in Siria; piacerebbe sapere se è un caso unico, oppure è frequente; quali, quanti centri di fanatizzazione e reclutamento del genere esistono nel nostro paese; da chi sono pagati; e da dove vengono questi imam, anche se credo di saperlo. Perché queste cose sono un reato, un delitto , e suo figlio ne stato è vittima.
Maurizio Blondet
..."Se la Duma vara una legge che vieta l'adozione,....lui la promulgherà...": se l'argomento dell'aborto è a difesa della vita, allora come dice Putin, parliamo prima di chi c'è già, e non dell'autorizzazione a manipolare sull'alro. Perchè essere indifferenti a questi bambini perchè russi, perchè non devono avere compassione, solidarietà, e discriminarli con l'indifferenza?
La religione e le conversioni religiose, sono vincolate in generale a interessi economici e vantaggi di potere. C'è molta letteratura al riguardo: vikinghi, danesi, spagnoli, norvegesi, svedesi, si convertivano per vantaggi economici del momento e per evitare pericoli. Si racconta che Colombo fosse in realtà ebreo, ma questo non influì allora come oggi, al piano orditogli per evitare che arrivasse in "anticipo" e non fosse solo al finanziamento dell'impresa: la flotta dei Templari della Rochelle francese, alla vigilia del golpe al Re di Francia, divenne una organizzazione finanziaria segreta, le radici della Massoneria.
Enigmi, storie, culture impregnate di simboli hanno acompagnato con sicurezza popoli nelle loro missioni, e nelle pietre e rovine lasciarono le vestigia, cosi come dopo la ricostruzione della
Siria resteranno a parlare della loro storia passata di popolo conquistato. Prima di ricostruire altri popoli, l'Occidente dovrebbe pensare a ricostruire l'autostima anzichè aumentare il risentimento che già provava per per la Russia in quanto potenza mondiale.
Si vorrebbe dunque far percepire le persone come potenziali lesbiche o gays quale fosse l'unica eredità genetica, per non difendersi o per impadronirsi di scelte a breve.
La Russia sconfisse i nazisti, oggi nella concretezza esistono i soliti interessi economici e politici scontrati nelle classi e settori sociali che formano le patrie, le nazioni e gli stati.
Per Putin la vita è lotta, secondo circostanza la lucidità porta a bere un thè assieme oppure ad ammazzarsi in guerre perchè vecchie contraddizioni risolte in un momento riaffiorano nuove e la lotta prosegue al di là dl Bene ed il Male.
La morte del soldato Giuliano non porta con sè la veridicità che può uscire da una opinione popolare, le responsabilità si tingono di un disorso politico attuale e passato, è umano nel cuore del genitore, però per le grandi potenze mondiali USA-Russia non è così. E un mio umile parere, però da questo pezzo si evince che ciò che rende importante la potenza, oltre alla popolazione definita in due sessi complementari ed opposti sottomessi alla sola volontà di Dio, è l'industria pesante, in tutto il suo enorme complesso, e come secondo motore l'industria leggera, l'agricoltura.
La Germania ad esempio come industria pesante fabbrica i famosi treni meglev, la Russia i suoi aerei, i gasdotti, le usine elettriche, etc. Poi viene gestita evitando privatizzazioni che la portano a salute da appena sufficiente, a cattiva per morire presto. L'Ialia potrebbe avere 50 anni di ritardo che aggiunto a quello mentale che vorrebbe promuovere la finocchieria, non potrà più rimontare, i tempi delle guerre nordafricane del Duce, restano nelle canzonette faccetta nera. Lui perlomeno supplì questa mancanza, con il motore economico dell'agricoltura. Le privatizzazioni andarono di moda nella Russia di Eltsin, ma Putin sapendo che sono sovvenzionate dallo Stato, le recuperò al medesimo, l'industria leggera però si fece calamitare dal neoliberalismo senza ambizioni ma più facile da boicottare, tipo la Monsanto, che putroppo esaurì le riserve d'oro russe.
I militari con tutte le loro tare, ebbero da sempre ambizioni per l'industria pesante con fini militari e di esportazione di materiale locale made in X, come lo fa la Russia e la Cina, la Germania. Il piano Marshall nel 1947 potè riparare i danni delle rovine, però quel piano rese simmetriche le relazioni mondiali tra dominatori e dominati. Gli interessi dell'occidente come primo mondo non vorranno mai che paesi come gli arabi si rendano indipendenti. Le ricostruzioni verranno attuate se si viole ossigenare l'economia, però i paesi arabi distrutti dalle guerre a catena, dovranno accontentarsi dell'usato sicuro occidentale, se vorranno nuove industrie, le pagheranno carissime, senza convegni, G 8, scambi, o sconti, perchè l'arabo vuole il cash. Se uno stato preferisce il cash, allora si indebita e dovrà pagare quei debiti. Non penso che la Russia di Putin voglia cessare di restare potenza industriale di industria pesante. La finocchiera potrebbe essere anche una subdola proposta per far indebitare indirettamente uno stato, cosi come se un privato fallisce è il popolo che paga.
Se l'industria pesante in Siria è americana, gli USA potranno vendere i ricambi, altro guadagno grande e completo. Gestire questo genere di industria non è faccenda di partiti politici, non lo è mai stato, è più facile gestirla con la religione, e quindi essendo di efficacia sociale con la finocchiera. Fin dove potrà arrivare? Morirebbe.
Come dire che solo chi combatte Assad merita attenzione, anche se dietro a queste fantomatiche scuole religiose esiste probabilmente una struttura ben organizzata e controllata anche dai nostri servizi.
Però ad onor del vero credo che la ricerca di ideali, di concrete idee, di passioni e di sacrificio anche della propria vita, abbiano più valore di certe dichiarazioni del voltagabbana di Napolitano o di Grasso o della Sboldrini, oppure di Zaia, senza dimenticare quella pletora amuffita di parassiti incistata nella macchina Italia, vigliacchi e sfruttatori.
Questo giovane, secondo il nostro punto di vista, ha fatto una scelta sbagliata, ma ha scelto. Quanti giovani italiani farebbero lo stesso? Meglio una persona così che migliaia di infami che dopo una partita di calcio sfasciano un'intera città (Lecce).
Per questioni più terrene, però, dovrebbe mettere insieme i dati a sua disposizione sulle organizzazioni che possono avere convertito e reclutato suo figlio, mandandolo al massacro. È un reato e dovrebbe darne descrizione alla Polizia.
Avrei avuto un immenso piacere vedere una tua risposta a questa zecca maleodorante che ora anche in Francia è diventato molto scomodo...
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